La figura di Ezio Raimondi (1924-2014), di cui si celebra quest’anno il centenario della nascita e il decennale della morte, racchiude in sé diversi aspetti, che possiamo sintetizzare nella professione del professore e nella passione del lettore. Il professore e il lettore si caratterizzano entrambi per lo scavo nella profondità della parola letteraria, nell’attenzione per ogni risonanza che la parola contiene, come se fosse possibile interrogare i grandi autori senza mai arrivare ad un punto definitivo. Ogni classico che Raimondi ha affrontato, da Dante a Tasso, dai prosatori barocchi ad Alfieri, da Manzoni a Gadda, diventa parte di una immensa biblioteca, un luogo dove il professore e il lettore riescono a individuare incontri insospettati che ci avvicinano di nuovo ad autori che appartengono ad altre epoche ma anche alla nostra.
In occasione di questo centenario, le istituzioni della città di Bologna dentro le quali Raimondi ha agito (il Dipartimento di Italianistica, il Mulino, la Biblioteca dell’Archiginnasio, l’Istituto per i Beni Culturali, la Fondazione Gramsci E-R) organizzano una serie di incontri per riportare la sua voce nel presente, e mettere di nuovo in circolazione le sue idee sulla letteratura, la società, la scuola.