Eleonora Stoppino (University of Illinois Urbana-Champaign)
Il mondo animale tra tra Medioevo e Rinascimento. Stratificazioni testuali e figurative
Il ciclo di lezioni esamina le distinzioni tra umano e non umano in testi letterari e cicli pittorici fra Tre e Quattrocento. Concentrandoci sulle aree semantiche del contagio e dell educazione, analizzeremo momenti di passaggio nel costante processo di definizione di ciò che è umano.
Primo incontro 15 aprile 2025, ore 11.00-13.30 — LINK ALL'AULA VIRTUALE
Contagio e animalità fra Commedia e Decameron. Si propone un’analisi di due canti della Commedia di Dante Alighieri che mette in luce la peculiare relazione tra animalità e contagio, osservando come i due campi semantici presentino significative zone di sovrapposizione, e come il contagio stesso tenda ad attrarre – sul piano simbolico e concettuale – il non umano. Passeremo poi a esplorare la dimensione della contaminazione intesa come contagio nel Decameron di Giovanni Boccaccio, avanzando l’ipotesi che il testo istituisca un nesso concettuale tra il contagio e la sfera del contatto tra animali umani e non umani. In tale prospettiva, la valenza metaforica delle ricorrenze animali nel Decameron assume una funzione nuova: gli animali non umani non sono più meri compagni o qualificatori simbolici dell’esperienza umana, ma divengono catalizzatori di una riflessione potenziale sulla contaminazione e sulla morte, sull’alterazione e sulla malattia.
Secondo incontro 12 maggio 2025, ore 15-17.30 — LINK ALL'AULA VIRTUALE
Cicli cavallereschi e figurativi quattrocenteschi. La lezione si concentra su un testo cavalleresco inedito del XV secolo, Aquilante e Formosa, il cui protagonista, Aquilante, viene allevato da una scimmia. Si tratta di uno dei primi esempi letterari di infanzia “selvaggia” attestati in volgare europeo. Attraverso la narrazione del bertuccione – appellativo con cui il manoscritto designa il protagonista – il contributo prende in esame una serie di categorie critiche costitutive della distinzione tra umano e non umano, come infanzia, intimità e imitazione. La scimmia, essere imitativo per eccellenza, funge contemporaneamente da modello per l’educazione umana e da simbolo del rischio implicito in una formazione alternativa. È proprio nell’immagine della scimmia che il dispositivo umanistico della profilassi e della distinzione giunge al proprio culmine e, potenzialmente, al proprio collasso. La seconda parte della lezione si fonda sull’analisi di cicli testuali e figurativi prodotti nel Nord Italia fra il 1450 e il 1550. Si individua una ricorrenza significativa di elementi zoomorfi, ovvero un vero e proprio sistema rappresentativo del contatto tra umano e non umano. Si propone qui l’ipotesi che tale sistema avesse una funzione pedagogica implicita: istruire alla coesistenza con il non umano, configurando una grammatica simbolica della convivenza di specie diverse all’interno della corte.