Professori-scrittori
L’indagine di una tradizione di maestri, sovente citata quanto non sempre adeguatamente studiata, è l’obiettivo del secondo fascicolo di DNA-Di Nulla Academia 2024. Facciamo riferimento soprattutto a studiosi che abbiano condotto o concluso la loro attività nell’arco temporale che va dal del secondo novecento agli anni 20 di questo secolo, operando principalmente negli studi di italianistica, senza escludere i territori limitrofi delle arti sorelle: storia del teatro, storia, storia dell’arte, antropologia, semiotica, linguistica, culture letterarie europee e retorica, in Italia ma anche in Europa.
In particolare, vogliamo portare alla luce una linea di ricerca che muove dalla critica letteraria alla storia delle idee e che, proprio per questo, ha privilegiato modalità di scrittura assai diverse tra loro. La tradizione delle opere dei grandi maestri non solo ha formato le scuole accademiche alle quali molti di noi oggi fanno riferimento, ma ha coinvolto e chiamato a sé lettori non specialisti disposti ad aprire i confini della loro formazione, desiderosi di soddisfare curiosità tali da destare altre curiosità. Al vertice di studi specialistici, i professori-scrittori erano, senza doverlo dichiarare a ogni passo, nutriti da una cultura interdisciplinare che altro non era che la loro curiositas la loro “libridine”, il desiderio di esplorare nuovi territori per rimodulare in continuazione il proprio insegnamento, per raccontare le loro scoperte con altre parole e pensando ad altri orizzonti. Filologi nel senso più ampio e autorevole del termine, essi hanno esplorato i giacimenti del passato senza chiudere l’accesso agli studiosi che li avrebbero seguiti. Galileiani per vocazione, essi non hanno mai pensato che le proprie ricerche non potessero essere divulgabili a un pubblico più ampio di quello formato dai loro scolari. Facevano lezione ovunque e comunque: nelle aule, nelle librerie, alla fermata dell’autobus durante l’anno accademico ma anche in vacanza, in cattedra ma anche nei colloqui peripatetici a quali abituavano i loro studenti. Di questa arte del dialogo molto restava nei loro scritti. Spesso schivi per carattere erano grandi affabulatori dalle loro pagine.
Natalino Sapegno, Walter Binni, Piero Camporesi, Alberto Asor Rosa, Umberto Eco, Francisco Rico, Ezio Raimondi, Bice Mortara Garavelli, Emilio Pasquini, Roberto Longhi, Vito Fumagalli, Marino Berengo, Giovanni Macchia, Vittore Branca, Marco Santagata, Maria Luisa Alteri Biagi, Giorgio Padoan, Amedeo Quondam, Maria Corti, solo per fare solo qualche nome, senza precluderne altri, valgano come esempi di coloro che riteniamo professori-scrittori, consapevoli che alcuni di loro sono stati non solo insigni saggisti, ma anche giornalisti e perfino grandi o meno grandi romanzieri.
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